Daria Caminiti ortorinolaringoiatra

Sindrome del Naso Vuoto: oggi si può evitare con la chirurgia mininvasiva laser

La Sindrome del Naso Vuoto (SNV) o Empty Nose Syndrome (ENS) è una patologia che ad oggi rimane poco conosciuta, ma la sua diffusione è in costante aumento. L’asportazione parziale o totale dei turbinati, l’atrofia dei turbinati conseguente a interventi chirurgici (maggiormente di chirurgia tradizionale e non di ultima generazione, che invece difficilmente sono responsabili di questa condizione), gli interventi chirurgici che riguardano anche il setto nasale, sia funzionali che estetici, modificano la fisiologica dinamica del flusso d’aria che non riesce a regolarizzarsi, provocando un rallentamento e riducendo la stimolazione dei recettori olfattivi. Tale situazione determina nel tempo la comparsa di una sensazione “paradossale” di difficoltà respiratoria, poiché il Sistema Nervoso Centrale interpreta l’insufficiente flusso d’aria come sensazione di soffocamento.

I sintomi caratteristici di questa Sindrome sono per lo più cronici: sensazione di secchezza nasale, secrezioni nasali che si rapprendono in croste, sensazione di naso chiuso nonostante l’ampio spazio esistente nella fossa nasale, sensazione di soffocamento, ansia, difficoltà nella concentrazione e depressione.

Tutto ciò dipende dalla mancata funzione dei turbinati, strutture cavernose, necessari per depurare, umidificare e/o riscaldare l’aria inspirata in relazione alla temperatura esterna ed in modo che l’aria possa arrivare ai bronchi ad una temperatura idonea a non innescare il broncospasmo. La diagnosi prevede una rinofibroscopia con ottica flessibile, la citologia nasale, l’analisi anatomopatologica della mucosa nasale, lo studio batteriologico e la TAC in alta risoluzione del naso e dei seni paranasali.

La terapia consiste nel ripristinare le resistenze nasali riducendo il volume delle cavità nasali, in modo che il flusso di aria inspirata abbia sufficiente energia per arrivare alle alte vie aeree, e che consenta una sensazione reale di passaggio d’aria, ed una graduale riduzione e scomparsa dei sintomi.

Quindi bisogna ripristinare una anatomia delle cavità nasali quanto più possibile simile a quella esistente prima degli interventi chirurgici a cui il paziente si è sottoposto, responsabili della Sindrome del Naso Vuoto. Tutto ciò è possibile con la tecnica dell’autotrapianto, utilizzando materiale biologico autologo, più idoneo all’attecchimento e alla stabilizzazione, escludendo invece materiali non biologici o eterologhi. Viene in aiuto all’otorinolaringoiatra la Chirurgia Rigenerativa Prp, utilizzando i fattori di crescita piastrinici esistenti nel siero centrifugato del paziente. Si esegue un banalissimo prelievo ematico utilizzando una provetta sterile, monouso in cui ci sono i fattori di attivazione piastrinica. La provetta successivamente si pone in centrifuga per qualche minuto e in questo caso si ottiene il Prp non troppo denso, in modo che possa essere infiltrato con una siringa sottile a livello della mucosa atrofica del turbinato. Tutto ciò è eseguito ambulatorialmente, in anestesia locale, non necessità di tamponi nasali, è indolore, non invasivo e il paziente può subito tornare alle proprie attività. I pazienti dunque ritrovano serenità riprendendo così una vita normale.

Questa procedura si è dimostrata molto valida nella Sindrome del Naso Vuoto e rappresenta un notevole passo avanti nella soluzione dei problemi funzionali pre e post operatori.

La Sindrome del Naso Vuoto è quasi totalmente azzerata se si pratica la Chirurgia Mini-invasiva Laser o RQM per il trattamento delle patologie nasali che determinano difficoltà respiratoria nasale, quali russamento, ostruzione nasale e apnea notturna. Molto spesso il paziente accusa ostruzione nasale per evidente ipertrofia dei turbinati o “rinite ostruttiva”. Altra patologia ostruttiva sempre più in aumento, oltre alla ipertrofia dei turbinati, è la poliposi nasale. I pazienti affetti da rinite ostruttiva e/o da poliposi nasale, riferiscono difficoltà respiratoria nasale, scolo di secrezione siero-mucosa dal naso alla gola con conseguente alitosi e faringo-tonsilliti recidivanti, cefalea, secchezza della mucosa orale, episodi di rino-sinusiti per mancata ventilazione dei seni paranasali e alterazione dell’odorato. Questi pazienti, inoltre, riferiscono roncopatia ed episodi di apnea notturna con possibili ed eventuali complicazioni neurologiche e cardio-polmonari.

Le forme più lievi d’ipertrofia dei turbinati o di poliposi nasale possono essere trattate con cortisonici locali ed eventualmente con antistaminici, quando, però la rinite ostruttiva e la poliposi nasale non rispondono più a tali trattamenti, l’unica soluzione è quella di ridurre la mucosa che riveste il turbinato o praticare la polipectomia nasale.

Si può quindi ricorrere alla decongestione dei turbinati nel caso dell’ipertrofia dei turbinati o alla polipectomia nasale, nel caso della poliposi nasale, con laser a diodi che ha lo scopo rispettivamente di ridurre la dimensione dei turbinati ipertrofici o di asportare i polipi nasali creando più spazio al passaggio dell’aria inspirata. Una validissima alternativa agli interventi tradizionali che alteravano l’anatomia del naso come la turbinotomia (resezione parziale del turbinato) e la turbinectomia (l’asportazione totale del turbinato) è la laser chirurgia: tecnica moderna, semplice, rapida e indolore. Si esegue in regime ambulatoriale, in anestesia locale di contatto (utilizzando uno spray anestetico, senza iniezioni), utilizzando una fibra laser, che ha la funzione di vaporizzare l’acqua contenuta nelle cellule della mucosa che riveste il turbinato, causando una immediata e netta riduzione delle dimensioni dello stesso lasciando integra la superficie della mucosa e rispettando l’anatomia delle strutture nasali. Nel caso della poliposi nasale la fibra laser inizialmente apre in due la formazione polipoide ne vaporizza successivamente il contenuto acquoso e successivamente permette di asportare i residui del polipo stesso.

I turbinati, quindi, dopo questo trattamento mantengono tutte le loro funzioni di filtrazione, riscaldamento ed umidificazione dell’aria inspirata, senza incorrere alla Sindrome da Naso Vuoto.

La seduta laser dura in media cinque minuti per lato, nel caso della decongestione del turbinato, circa 30 minuti nel caso della poliposi nasale, e il paziente potrà ritornare a casa dopo circa mezz’ora senza tamponi nasali e senza nessuna limitazione nelle mansioni quotidiane.

Nel video un caso di Sindrome da Naso Vuoto maggiormente riguardante la fossa nasale destra di un paziente