Vaccino anti-Covid chiarimenti su allergie e reazioni allergiche

Vaccino anti-Covid, chiarimenti su allergie e reazioni allergiche

La realizzazione e la distribuzione dei vaccini anti-Covid hanno suscitato fin da subito numerosi dibattiti. Senza dubbio, i temi di maggiore interesse sono stati e continuano a essere l’efficacia e la sicurezza. Vediamo di fare chiarezza rispetto agli allergeni presenti nei preparati vaccinali attualmente disponibili, le sostanze che possono provocare reazioni allergiche e le indicazioni d’uso per le persone con allergie note.

L’unico Allergene contenuto nel vaccino per il Covid è il Polietileglicole o PEG (non sono presenti né uovo né gelatina), additivo presente in molti farmaci e cosmetici, con diversi sinonimi tra cui Macrogol che è un componente di alcuni lassativi molto utilizzati.

Tra i farmaci alcuni sono iniettabili, altri in compresse, altri in formulazione. Nel paziente che ha una storia di reazioni avverse a farmaci, il sospetto che tali reazioni siano indotte dal Polietileglicole e non dal principio attivo del farmaco, subentra quando il paziente manifesta reazioni allergiche gravi a diversi farmaci. Il Polietileglicole provoca raramente reazioni allergiche.

Sino ad oggi il vaccino per il Covid è stato somministrato ad una percentuale soddisfacente di persone in Italia raggiungendo il 70% dei vaccinati tranne in Sicilia che è ancora modesta la percentuale ossia il 59%, tra cui a molti allergici.

Ha provocato raramente reazione allergica di tipo cutaneo tra cui orticaria, edema, arrossamenti e in alcuni casi questi sintomi si sono associati a sintomi respiratori o a disturbi generali, diagnosticate come “reazioni anafilattiche”.

Si tratta di reazioni solitamente immediate, avvenute entro pochi minuti e che richiedono una attenta osservazione del paziente di almeno 15 minuti dopo la somministrazione del vaccino. Ad oggi non ci sono segnalazioni riguardanti reazioni allergiche ritardate.

L’unica controindicazione certa alla somministrazione del vaccino per il Covid è l’insorgenza di reazione allergica alla prima somministrazione dello stesso vaccino o a un suo componente.

Se la prima iniezione del vaccino Pfizer ha determinato reazione allergica è controindicato eseguire la seconda iniezione del vaccino Pfizer. Quindi qualora la prima iniezione del vaccino Pfizer ha determinato una reazione allergica, si può scegliere per la seconda dose un vaccino diverso da Pfizer (ad esempio Jonshon) tranne se i due vaccini contengono uno stesso componente per la stabilizzazione del vaccino.

Chi soffre di allergie respiratorie, allergie alimentari, allergie da contatto, allergie a farmaci, allergie a punture di insetti, può sottoporsi, senza particolari precauzioni o timori, al vaccino anti-Covid.

Fanno eccezione: pazienti con storia anamnestica di diverse reazioni anafilattiche, pazienti con storia anamnestica di rare patologie tra cui la Sindrome Chimica Multipla, la Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel, Asma resistente a farmaci. Per queste categorie di persone è utile consigliare una consulenza allergologica prima della somministrazione del vaccino e un tempo di osservazione dopo la somministrazione del vaccino superiore a 15 minuti.

Le reazioni avverse ai vaccini nel 90% dei casi sono di tipo non allergico: si tratta spesso di pseudoallergie.

I sintomi determinati dalla somministrazione del vaccino a Rna per il Covid – quali dolore e gonfiore cutaneo nel punto di somministrazione del vaccino, cefalea, febbre, malessere generale, dolori articolari – non sono reazioni allergiche. Le reazioni allergiche indotte dalla somministrazione del vaccino anti-Covid sono rare e rappresentate dal prurito cutaneo, edema, orticaria e/o sintomi respiratori. Questo vaccino scientificamente è definito diverso dagli altri vaccini, anche negli additivi, quindi non esiste una relazione che possa definire “a rischio” i pazienti che nel corso della loro vita hanno manifestato reazioni allergiche ad altri vaccini.

I pazienti affetti da allergia al lattice possono essere sottoposti a somministrazione del vaccino per il Covid poiché il tappo dei flaconi multidose è di gomma sintetica e non di lattice.

Ovviamente il medico che somministra il vaccino deve indossare guanti Latex free.

Ci sono poi alcune categorie di persone che prima della somministrazione del vaccino devono recarsi dallo specialista allergologo.

Si tratta dei pazienti che hanno una storia di reazioni anafilattiche molto gravi da punture di insetto, da alimenti, da farmaci o da vaccini, (che sono ricorsi alle cure urgenti del pronto soccorso), dei pazienti che hanno ricevuto la diagnosi di mastocitosi, dei pazienti affetti da asma grave non controllata o resistente a farmaci. Sono categorie che si sottoporranno a vaccinazione osservando procedure particolari: devono infatti rimanere in osservazione fino ad un’ora dopo l’iniezione, monitorando la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, in ambiente ospedaliero o ambulatoriale attrezzato per l’emergenza ovviamente in presenza di medico rianimatore.

La premedicazione (ossia la somministrazione di farmaci prima della somministrazione del vaccino) con cortisonici è sconsigliata poiché inducono immunosoppressione.

In particolare, la premedicazione con antistaminici non è di utilità dimostrata, ma non determina effetti negativi, anzi riduce le reazioni cutanee minori ma non previene quelle più gravi, per cui i pazienti che spesso li assumono possono continuarlo a fare. Devono invece assumere antistaminici i pazienti con diagnosi di mastocitosi prima della somministrazione del vaccino e come sempre prima degli interventi chirurgici o di esami diagnostici particolari. La mastocitosi è una malattia rara che comporta in vari tessuti l’aumento dei mastociti, cellule che liberano istamina in maniera brusca e abbondante, predisponendo ad episodi di vera anafilassi da cause certe o non certe. Esiste una classificazione della gravità della malattia e dei rischi connessi che vengono raggiunte dopo aver eseguito degli esami diagnostici specifici

Per i pazienti che sono in terapia con vaccini antiallergici iniettivi sottocutanei ( definiti anche immunoterapia specifica o terapia desensibilizzante iniettiva sottocutanea) è consigliabile distanziare la somministrazione del vaccino anti-Covid di 48-72 ore rispetto alla vaccinazione antiallergica iniettiva sottocutanea.

Ad esempio se Bartolomeo si sottopone a vaccino per l’allergia mediante iniezione sottocutanea nel braccio giorno 10 Settembre, potrà sottoporsi a somministrazione del vaccino anti-Covid giorno 13 Settembre.

Per i pazienti che sono in terapia con vaccini antiallergici sublinguali (definiti anche immunoterapia specifica o terapia desensibilizzante orale) può essere sufficiente non assumere il vaccino antiallergico orale (pillole o gocce) lo stesso giorno della somministrazione del vaccino anti-Covid.

Ad esempio se Bartolomeo giorno 10 settembre deve sottoporsi alla somministrazione del vaccino per il Covid, giorno 10 settembre non dovrà assumere per bocca le pillole o le gocce del vaccino antiallergico.