Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo

Diagnosi e cura della Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo

La Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo è una malformazione anatomica isolata dell’orecchio interno caratterizzata da ipoacusia stabile o fluttuante che può essere accompagnata da vertigine, acufene e, in rari casi, da cefalea. Può peggiorare in seguito a traumi e può essere associata a patologie tiroidee (Sindrome di Pendred) o a patologie renali (Sindrome oro-braccio-renale).

È una patologia progressiva e spesso l’unico sintomo riferito è l’ipoacusia.

Alcuni studi scientifici rilevano che la patogenesi della Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo sia legata a un disturbo evolutivo della funzione cocleo-vestibolare dovuto a un reflusso di liquido endolinfatico, dal sacco endolinfatico verso l’orecchio interno, consentito dalle notevoli dimensioni dell’acquedotto vestibolare.

Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo

Solo poche settimane fa è giunto alla mia osservazione un paziente gravemente ipoacusico bilateralmente (residuano circa 30 dB su alcune frequenze uditive). La situazione è peggiorata con il passare degli anni, anni in cui lo stesso si è sottoposto a decine e decine di visite mediche, venendo dimesso con il solo consiglio di approcciarsi alla protesizzazione acustica, senza studiare il paziente, senza ricercarne la causa.

Insieme all’equipe del Centro Siciliano Acufene ho studiato il paziente a 360 gradi sottoponendolo a tutti gli esami audiologici di primo e secondo livello, prove di funzionalità vestibolare, test di funzionalità craniomandibolari, endoscopia delle alte vie respiratorie e richiesto degli esami strumentali radiologici mirati.

Sono seguiti degli esami per valutare anche la funzionalità dei reni e della tiroide poiché nella Sindrome di Pendred, che spesso è associata alla Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo, si riscontra gozzo tiroideo o ipotiroidismo.

Una volta raggiunta la certezza di una diagnosi di Sindrome dell’acquedotto vestibolare largo il paziente verrà sottoposto a protocollo farmacologico, protocollo metabolico e a un trattamento riabilitativo sonoro per gestire l’acufene e l’ipoacusia.

Dopo il percorso terapeutico il paziente sarà nelle condizioni di poter tornare a sentire e contestualmente di gestire l’acufene, mediante dispositivo digitale e non protesi acustica.